
La valorizzazione degli extra
in 3 semplici passaggi

Una problematica tipica di molti studi professionali è certamente rappresentata da una bassa marginalità a cui non si riesce a porre rimedio. Cerchiamo di capire come superare uno dei principali ostacoli a un risultato ottimale, ovvero la mancata o inadeguata valorizzazione delle attività straordinarie.
Sebbene sia insolito che nell’azienda di produzione i beni vengano svenduti o persino regalati alla clientela, il discorso non è così semplice per quanto riguarda le aziende di servizi.
Determinare il prezzo di un bene fisico è un passaggio quasi inevitabile, ma quando è il servizio a essere venduto, diventa fin troppo facile finire per non valorizzare adeguatamente il tempo dedicato al cliente. Immaginiamo una situazione tipica: un cliente contatta lo studio per una problematica particolare, che porta l’addetto responsabile a lavorare su quel cliente molto più delle solite 3 o 4 ore al mese, arrivando magari anche al doppio o persino a 2 o 3 giorni di lavoro.
Siamo sicuri che il professionista abbia consapevolezza di tutta la consulenza che il cliente ha richiesto in quel mese all’addetto responsabile? Nel caso lo fosse, ha chiaro a quanto deve valorizzare questa consulenza certamente straordinaria? In che modo il prezzo di questa attività è stato preventivamente comunicato al cliente?
Si tratta di domande semplici ma fondamentali, che fanno la differenza tra un’attività extra valorizzata in maniera corretta e una sfuggita alla parcellazione, il cui valore, invece, non è stato comunicato al cliente in maniera adeguata.
Cerchiamo di capire quali sono i passaggi fondamentali per strutturare l’organizzazione dello studio in modo da captare e valorizzare in maniera sistematica le attività straordinarie [continua a leggere…]
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Lucaemanuel D’Amico
Consulente direzionale BDM Associati.
Esperto in organizzazione e sistemi di controllo per Studi Professionali e Aziende.
Autore per riviste specialistiche del settore.